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11.4.13

La città ideale (2013)
di Luigi Lo Cascio

PUBBLICATO SU 
Le caratteristiche buone per fallire questo primo film da sceneggiatore e regista (oltre che attore protagonista) le aveva tutte e invece Luigi Lo Cascio, a dispetto di ogni banalità, è riuscito ad aggirare i semplicismi da cinemino italiano e trovare una complessità sconosciuta ai suoi simili, con uno stile narrativo particolare. 
Come molte cose in La città ideale, la storia distende una trama come pretesto per svelare altro, con più calma e senza voler lasciare troppi indizi, ma come raramente si vede, diffonde lungo tutto il film indizi di altre possibili trame parallele a quella principale che tuttavia non vengono seguite. I molti indizi che sembrano aprire nuove storie non si concretizzano eppure collaborano ad un senso di straniamento generale.
Tutto gira intorno ad un personaggio, maniaco dell'ecologia, corretto e onesto ai massimi livelli, architetto residente a Siena, che una sera di pioggia in macchina (ibrida!) ha un piccolo incidente, dopodichè trova un corpo sulla strada. Le condizioni non sono chiare e in breve viene sospettato di aver causato lui l'incidente. Lo spettatore sa subito che non è così.

L'odissea del personaggio non è delle più facili in cui immedesimarsi, come accade quando il protagonista insiste con una pervicacia stupefacente nelle azioni meno furbe, causando di continuo il proprio male per eccesso d'onestà o semplice superficialità. Eppure con l'incedere del racconto si ha sempre più l'impressione (confermata da un finale, una volta tanto adeguatamente sorprendente) che dietro emerga altro e che quest'altro, questo sommerso che lievemente le disavventure legali e l'eccesso d'onesta riportano a galla, sia la parte realmente interessante. Non un banale passato nascosto ma l'idea che non si fugga mai davvero dalle paure e dai retaggi.
I personaggi di contorno sono tutti solamente accennati, come nei peggiori film, e non certo con quelle poche pennellate che riescono tuttavia a rendere un piccolo mondo, ma con gesti secchi che non hanno l'intenzione di approfondire. Eppure il modo in cui Lo Cascio sfrutta volti, corpi o stereotipi è condito di una misteriosa maestria che li rende indispensabili nella loro superficialità (emblematica la ragazza affittuaria e la maniera in cui è enfatizzata la differenza d'altezza), muri su cui rimbalza il  protagonista. In questo è impossibile non notare come tra gli sceneggiatori ci sia uno degli scrittori meno convenzionali e più sovversivi del nostro cinema, Massimo Gaudioso.

Ma sono su tutti gli argomenti a stupire per l'uso non banale. La provincia come dolce rifugio capace di nascondere un'umanità orrenda, le donne viste o come madri o come oggetto del desiderio, il genere come filtro cinematografico solo accennato e mai perseguito veramente, un protagonista dal carattere pacifico ed idealmente perfetto, la lotta contro i vizi nazionali, il rapporto tra meridione e settentrione (radici e vita nuova) dentro la mente dell'emigrante, i sogni come strumento di rivelazione di un inconscio represso, in superficie tutto di La città ideale fa pensare al peggio, tutto è un segno del cinema più sciatto.  E' però (a totale sorpresa) nella messa in scena che Lo Cascio dimostra come tali elementi, per quanto abusati e ormai svuotati di gran parte del loro senso, possano trovarne di nuovo il modo di parlare di umanità e coinvolgere in maniera inedita.
La più grande conquista di La città ideale è quindi di essere riuscito a ridare senso e feralità ad arnesi filmici abusati senza pietà dal cinema italiano degli ultimi 20 anni, che si credevano definitivamente spuntati e invece ancora funzionano.

1 commento:

Anonimo ha detto...

The preview image of the final document is constantly changing with each new selection.

Look within and ask from your heart what role you
played in creating a specific experience. The parts of the movie that were filmed in color were shot
using a technology called Technicolor, which was in its infancy
back in 1939.

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