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9.8.17

Diario di Una Schiappa: Portatemi a Casa ( Diary of a Wimpy Kid: The Long Haul, 2017)
di David Bowers

A cinque anni dall’ultimo film della serie Diario di Una Schiappa la 20th Century Fox cambia tutto il cast e rimette a posto le età e i volti con la continuity degli omonimi romanzi per ragazzi. Ora Greg, il protagonista, ha di nuovo le sembianze di un ragazzo delle scuole medie che ancora non ha sviluppato e anche il fratello ha un’età coerente con il personaggio. Di certo il lavoro di casting è stato fatto per far notare il meno possibile le differenze con i protagonisti precedenti.
Quel che davvero non è cambiato invece è lo stile e la scrittura dei film, godibilissimi e realizzati con la consulenze dell’autore dei romanzi Jeff Kinney.

In Diario Di Una Schiappa c’è tutto quello che bisognerebbe tenere a mente nel fare un film con protagonista un bambino o un ragazzo (un elenco di regole di cui noi in Italia avremmo molto bisogno). Innanzitutto fare un film che sia dalla parte del protagonista, cioè che non concordi con i genitori o i fratelli, che non dipinga come ragionevoli i loro pareri ma che sia pronto a far sembrare giuste le idee più assurde del protagonista e oppressive le manovre più sensate dei genitori. Ma anche avere un umorismo non diverso da quello del cinema per adulti, che sia pronto ad affiancare alle gag slapstick indispensabili anche qualcosa di più raffinato e di parola e infine che non debba mai sfociare nel tenero. Con questi pochi ingredienti Diario Di Una Schiappa, anche al quarto film rimane un’esperienza goduriosa.

Il modello di Portatemi A Casa è chiaramente National Lampoon’s Vacation (riportato sullo schermo recentemente da Come Ti Rovino Le Vacanze), il grande viaggio familiare in cui tutto quel che può andare storto lo farà e in cui arrivare alla meta ad un certo punto diventa un obiettivo quasi impossibile, un imperativo che unisce la famiglia dopo che il viaggio sembra averla separata, uno sforzo per realizzare il quale i 4 protagonisti dovranno passare per la propria distruzione, sporchi, infangati, disperati e mezzi morti. Rispetto a quel classico, Diario Di Una Schiappa cambia il protagonista (non più il padre, inadeguato e scemo, ma il figlio di mezzo) e rimette in sesto l’umorismo puntando sulle difficoltà di un ragazzino che cerca di dare una sterzata al viaggio per arrivare alla grande convention di fumetti e videogiochi in cui potrà, forse, liberarsi dello stigma affibbiatogli dalla rete.

All’inizio della storia infatti Greg viene filmato in un momento imbarazzante e quel filmato diventa immediatamente virale in rete. Inarrestabile il video rovina la sua vita. Se questo fosse accaduto in un film italiano puntuale sarebbe arrivata una dura condanna del fatto che nessuno fa nulla per arginare questi fenomeni e subito le istituzioni sarebbero state tirate in ballo e criticate, il film avrebbe consolato la vittima e mostrato la sofferenza che questi eventi causano. In un film americano invece il protagonista ha un’idea per oscurare quel video online (girarne uno ancora più virale da cui però esca bene) e si danna l’anima per raggiungere il suo scopo.
Diario Di Una Schiappa, come sempre, è la versione infernale della vita di un ragazzino, così contagioso non solo per la scrittura acuta ma perché la risposta ai problemi è sempre il tentativo disperato di risolvere e mai il commiserarsi.

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